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Fortapàsc (2009)

Regia: Marco Risi
Sceneggiatura: Jim Carrington, Andrea Purgatori, Marco Risi
Montaggio: Marco Onorato
Scenografia: Clelio Benevento
Costumi: Sonia Peng
Musica: Franco Piersanti
Produzione: Angelo Barbagallo, Gianluca Curti für Bìbì Film Tv, Minerva Pictures Group, Rai Cinema
Interpreti: Libero De Rienzo (Giancarlo Siani), Valentina Lodovini (Daniela), Michele Riondino (Rico), Massimiliano Gallo (Valentino Gionta), Ernesto Mahieux (Sasà), Salvatore Cantalupo, Gigio Morra, Gianfranco Gallo, Antonio Buonomo, Ennio Fantastichini
Italia 2009, 106 Minuti

 



Sinossi: E' la storia del giornalista Giancarlo Sani che, a 26 anni appena compiuti, è stato ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985, sotto la sua casa nel quartiere residenziale del Vomero a Napoli, colpevole solo di voler fare il suo mestiere con professionalità e rigore.

Rassegna Stampa

Che Marco Risi sia un bravo regista, lo sappiamo dai tempi di Mery per sempre, ma Fortapàsc rappresenta un salto di qualità importante, del quale il padre Dino Risi (al quale il film è dedicato), un maestro del cinema italiano degli anni '60, sarebbe giustamente orgoglioso. Osservate la scena della cruentissimi strage nelle vie di Torre Annunziata: Quentin Tarantino non l'avrebbe girata meglio né con più efferatezza. Osservate il montaggio alternato fra il summit dei boss e la seduta del consiglio comunale: certo, è un omaggio a Le mani sulla città di Francesco Rosi, ma ricorda anche il ferocissimo parallelo in M di Fritz Lang tra la riunione dei ladri e quella dei poliziotti, tutti a caccia del serial-killer (il montaggio, di Clelio Benevento, è strepitoso). Come nei momenti più crudi di Gomorra, sembra sia tornato il poliziottesco degli anni '70, ma rinnovato con una coscienza civile nuova, al tempo stesso disperata e combattiva. Finché esistono film come Fortapàsc, questo paese, l'Italia, non è morto. Alberto Crespi, L'Unità

Dagli anni '80 a oggi i tempi sono peggiorati. Roberto Saviano è costretto a una vita cupa e nascosta. Ma il messaggio è lo stesso: la mafia (e le sue varianti) è viltà e disonore. E stare della parte giusta significa spezzare l'inganno secondo il quale le mafie sarebbero protettive di chi ha bisogno. Paolo D'Agostini, la Repubblica

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