Viva la libertà (2012)
Regia: Roberto Andò
Sceneggiatura: Roberto Andò, Angelo Pasquini
Interpreti: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto, Judith Davis, Eric Trung Nguyen, Andrea Renzi, Gianrico Tedeschi, Massimo De Francovich, Renato Scarpa, Lucia Mascino, Giulia Andò
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Clelio Benevento
Musiche: Marco Betta
Produzione: Bibi Film, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Paese: Italia 2013, Colore, 94'
Film "Made in Italy" della rassegna 2013 di Cinema!Italia!
Sinossi: Il film racconta del segretario del principale partito d'opposizione, Enrico Oliveri. E' in crisi e i sondaggi per l'imminente competizione elettorale lo danno perdente. Una notte, dopo l'ennesima contestazione, Oliveri si dilegua, senza lasciare tracce. Negli ambienti istituzionali e del partito fioccano le illazioni, mentre l'eminenza grigia del segretario, Andrea Bottini, e la moglie Anna si arrovellano sul perché della fuga e sulla possibile identità di un eventuale complice. E' Anna a evocare il fratello gemello del segretario, Giovanni Ernani, un filosofo geniale.
Rassegna Stampa
Il cosiddetto cinema civile all'italiana è stato qualche decade fa importante e pungente, ma da un bel po' quando si ripropone lo fa in modalità noiose e grossolane. Ci sembra, però, in controtendenza «Viva la libertà», il film che il regista siciliano (di scuola tornatoriana) Roberto Andò ha tratto dal suo romanzo Il trono vuoto edito da Bompiani e vincitore l'anno scorso del Campiello Opera Prima: un apologo sull'eterno esercizio del potere e, insieme, sul disorientamento tipico dei tempi nostri costruito con rapsodica leggerezza, ancorato alla cronaca senza diventarne ostaggio e tessuto in lungo e largo da alterazioni tra il favolistico e il mistery che in letteratura evocano Leonardo Sciascia e al cinema Elio Petri…Valerio Caprara, Il Mattino
Dopo "Viaggio segreto", "Sono falso nome" e "Il manoscritto del Principe", il film più impegnativo e felicemente risolto di Roberto Andò. Con l'abilità di rivolgersi a un tema scottante come l'attualità politica senza mai retorica, con una levità, anzi, che arriva a far concludere la vicenda senza uno strappo o, al contrario, una caduta nell'ovvio. Questa vicenda ci propone un dirigente di un partito di sinistra, Enrico, che, contestato durante un suo intervento alla vigilia delle elezioni, pianta tutto e tutti e se ne va a Parigi, facendosi ospitare da una donna, Danielle, che una volta aveva amato… Gian Luigi Rondi, Il Tempo