Stampa

L'intrepido (2014)

REGIA: Gianni Amelio
SCENEGGIATURA: Gianni Amelio, Davide Lantieri
INTERPRETI: Antonio Albanese, Sandra Ceccarelli, Alfonso Santagata, Livia Rossi, Gabriele Rendina
FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
MONTAGGIO: Simona Paggi
MUSICHE: Franco Piersanti
PRODUZIONE: Palomar con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia 2014, Colore, 104'

 

 

Film "Made in Italy" della rassegna 2014 di Cinema!Italia! 



Sinossi: Immaginiamo che esista un nuovo mestiere e che si chiami "rimpiazzo". Immaginiamo che un uomo senza lavoro lo pratichi ogni giorno, questo mestiere. E dunque che lavori davvero oltre misura e che sia un uomo a suo modo felice. Lui non fa altro che prendere, anche solo per qualche ora, il posto di chi si assenta, per ragioni più o meno serie, dalla propria occupazione ufficiale. Si accontenta di poco, il nostro eroe, ma i soldi non sono tutto nella vita: c’è il bisogno di tenersi in forma, di non lasciarsi andare in un momento, come si dice, di crisi buia. Immaginiamo poi che esista un ragazzo di vent’anni, suo figlio, che suona il sax come un dio e dunque è fortunato perché fa l’artista. E immaginiamo Lucia, inquieta e guardinga, che nasconde un segreto dietro la sua voglia di farsi avanti nella vita. Ce la faranno ad arrivare sani e salvi alla prossima puntata?

Rassegna Stampa

Un personaggio chapliniano nell'Italia di oggi. Un "Candide" scappato dalle pagine di Voltaire per finire nella patria della corruzione e del lavoro nero, pardon, flessibile. Un Forrest Gump con la faccia di Antonio Albanese che corre senza sosta da un mestiere all'altro, operaio, tranviere, fioraio, stiratore, bibliotecario. Rmpiazzando chiunque abbia bisogno di assentarsi per un'ora o un giorno con un entusiasmo, una fantasia, una disponibilità, che sembrano venire da un altro pianeta. E in qualche modo lo proteggono, lo tengono al riparo dal contagio...Fabio Ferzetti, Il Messaggero

Gianni Amelio per la sesta volta a Venezia dove, grazie a "Così ridevano", si è meritato nel '98 il Leone d'oro. Adesso ci propone una storia che, nonostante un finale implicitamente quasi lieto, è abbastanza dolente e sconfortata, pur facendo qua e là anche sorridere con letizia partecipe. Ne è protagonista Antonio, un cinquantenne separato dalla moglie e con un figlio di vent'anni di professione musicista. Lui, se richiesto, non può dichiarare una vera professione anche se ne pratica molte e spesso tra le più disagiate...Gian Luigi Rondi, Il Tempo

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